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Viaggiatore veneziano del XV secolo

Manoscritto dell'anonimo veneziano "Viagio che ò fato l'ano 1589 del Caiero in Ebrin, navigando su per el Nillo"

Uno degli aspetti più noti della civiltà veneziana è l'attitudine dei suoi membri a viaggiare, esplorare, navigare, commerciare tanto da diventare per molti secoli attività assolutamente connaturate alla cultura di buona parte della popolazione e non solo della classe dirigente.

Venezia non è solo Marco Polo, è Nicolò de' Conti che raggiunge le più lontane terre dell'Asia, è Alvise da Mosto che scopre Capo Verde, è Pietro Querini che naufraga in Scandinavia, sono gli Zen che, secondo alcune teorie, raggiungerebbero il Canadà prima della fine del'400 e di Caboto stesso, per non menzionare gli altri.

Una vivida testimonianza di questa attitudine è rappresentata dalla vicenda di un mercante veneziano che, primo tra gli occidentali dell'Era Moderna, compì uno straordinario viaggio risalendo il Nilo verso l'Alto Egitto sino ad arrivare quasi alla seconda cateratta e lasciandoci un diario di viaggio di notevole valore per l'acutezza delle osservazioni geografiche e di carattere tecnico-economico ma anche storico-archeologiche, specialmente laddove narra la sua esperienza tra le rovine dell'antica Tebe.

Qui descrive con notevole precisione i più rilevanti monumenti dell'antica capitale i Colossi di Memnone, il Tempio di Karnak e quello di Luxor, senza sdegnare i due grandi obelischi in granito rosa posti all'ingresso di quest'ultimo che, nella sua mente, immagina quale nuovo prestigioso ornamento di Piazza San Marco.

Evidentemente la suggestione non era di poco conto se dal 1836 uno dei due obelischi adorna Place de la Concorde a Parigi...

Parigi. Obelisco in Place de la Concorde

Parigi. Obelisco in Place de la Concorde

La sua storia è custodita in un manoscritto conservato presso la Biblioteca Nazionale di Firenze e si svolge lungo un arco di tempo di un paio di mesi nei mesi di agosto e settembre dell'anno 1489/1589.  Dal suo scritto si capisce che ci troviamo di fronte a un uomo intelligente, che oltre a conoscere l'Egitto e la sua lingua, doveva aver viaggiato a lungo. Un uomo abituato a valutare le cose, gli uomini, i luoghi, le situazioni.

Alcuni studiosi identificano in lui uno dei tecnici che la Repubblica di Venezia avrebbe inviato in Egitto per valutare la possibilità di riaprire un passaggio tra il Mar Mediterraneo e il Mar Rosso, altri pensano che potesse essere in qualche modo coinvolto nell'attività di alcuni architetti dell'epoca, con un particolare interesse per le materie prime incontrate nel corso del viaggio, non ultime le antiche cave di Assuan la cui visita costituiva uno degli obiettivi del viaggio.

Non conosciamo il nome del nostro mercante ma ci troviamo di fronte ad una figura di rilievo, emblematica, simbolo di un'epoca ma anche di un modo di viaggiare, conoscere e diffondere le notizie. Un'altra prova di come per i Veneziani l'Egitto non fosse poi così lontano...